Menù

Homepage
Chi Siamo
Notizie
Attività
Photogallery
L'angolo della posta
Diabete Infantile
Diabete e Istituzioni
Il Diabete e le Leggi
Convegni Scientifici
Links Utili
Giochi
La Redazione

L'angolo della posta

In viaggio


Giulia e la Cina

Guarda le foto!

 

Quest’anno: CINA, sempre più Oriente, l’estremo. Di anno in anno, considerati gli esiti favorevoli dei viaggi precedenti, si prende sempre più coraggio e si acquista maggior fiducia in se stessi, senza nulla togliere alla consapevolezza dei possibili rischi e il timore si stempera sempre più all’orizzonte, quasi a volte scomparendo, salvo ricomparire con sensi di colpa proprio per averlo messo da parte. Con queste contraddizioni nell’animo, quasi dimenticandosi del diabete, salvo risvegliarsi d’un tratto con la consueta consapevolezza quotidiana senza che comunque nulla di nuovo sia avvenuto, ci si prepara alla partenza. Ci vuole la solita minuta attenzione, è necessario prevedere ogni cosa; ma, bene o male, è la nostra quotidianità che si confronta qui in Italia come dall’altra parte del mondo, in Cina.

I preparativi tecnici sono ormai  collaudati.

Prima di tutto: richiesta alla sede centrale della nostra ditta di insulina i dati riguardanti la diffusione e la vendita nel paese. Il fax di risposta non era chiarissimo questa volta. Pur trovandosi in commercio i Refill da 1.5 ml. e da 3 ml. di cui facciamo uso, su molti di questi c’era la nota: “Refill/3ml x 5 only Hong Kong”.Andando subito a cercare nella carta geografica, Hong Kong è nel sud dell’immensa Cina ed il nostro viaggio riguardava invece il nord, triangolo Pechino-Xian-Shangai. Mi pare  strano che in paese così vasto e oggigiorno molto occidentale e con un’economia rampante, la possibilità di rifornimento sia solo ad Hong Kong Le città sono città di milioni di abitanti, con grattacieli ed insegne luminose, non certo da “terzo mondo”. Devo ammettere di non aver approfondito la questione “Hong Kong”, ma di aver concluso che comunque l’insulina c’era e noi l’avremmo trovata nelle grandi e fornitissime farmacie viste nei documentari alla televisione e decido con fiducia di accettare senza ulteriori accertamenti quel fax, che finisce archiviato nella Borsetta Farmaci da Viaggio Ufficiale.

D’altra parte le nostre scorte per i 23 giorni sono esattamente il doppio del fabbisogno, conteggiato per unità in eccesso, ed sono tenute sotto controllo da me personalmente al pari dei passaporti e dei soldi del viaggio. Anche il glucagone c’è “only in Hong Kong”, ma mi sento sicura delle 2 fiale di scorta, finora tra l’altro mai usate in nessun viaggio.

Le esperienze positive precedenti mi rassicurano molto e con le fotocopie dei nomi dei direttori generali in Cina incollate sul diario di viaggio, mi sento di partire tranquilla.

Anche il sistema per mantenere al fresco l’insulina è già collaudato (vedi viaggio in India e Birmania): le tasche  Frio 

L’impressione è che la temperatura sia mantenuta anche quest’anno. Prima di partire avevo fatto le prove a casa testando con il termometro a pile. L’esito di un controllo effettuato in data 9/7/01 a Taiyuan dava la tasca Frio blu con le scorte di insulina a 23,5° e la tasca Frio rossa con le penne a 24.3°e  la stanza d’albergo alle ore 22.00 era a 28°. La differenza era di 4-5° e comunque sufficiente a mantenere integro il farmaco. Dopodiché il termometro non ha più funzionato e non abbiamo più potuto verificare, ma l’efficacia dell’insulina si è clinicamente mantenuta, in quanto non ci sono stati sbalzi sospetti di glicemia.

In Cina il problema del cibo non esiste: è come andare al ristorante cinese tutti i giorni; per di più a poco prezzo. La varietà è incredibile. Per noi adulti era tutto eccezionale e avrebbe potuto esserlo anche per Giulia e Laura, se non fosse che esistono i piatti “dolci” e i piatti “piccanti”. In realtà il problema è che i menù sono ESCLUSIVAMENTE scritti in Cinese senza pietà e se non ci sono altri commensali da cui copiare agli altri tavoli era di fatto una sorpresa quello che arrivava.

In tavola comunque il riso con le verdure “vegetable fried rice with eggs” c’era sempre almeno per loro. Il problema della mancanza del pane nei paesi asiatici permane, ma è superabile.

Il te, profumato e bollente, offerto in tutti i ristoranti e in ogni luogo, perfino viaggiando in treno, è abitualmente il Jasmine Tea, e va bevuto senza zucchero.

A noi adulti piaceva molto così, lo apprezzavamo e ci dissetava moltissimo; Giulia preferiva aggiungere l’aspartame, ma comunque il dato importante è che veniva proposto non zuccherato come usanza locale.

Anche quest’anno i fusi orari erano molti ( 6 ore di differenza) e li abbiamo gestiti eseguendo una quinta dose di insulina rapida ( per prolungare la lunga giornata e la lunga notte del ritorno) e poi continuare con l’usuale lenta notturna. Tutto sommato funziona egregiamente.

I controlli glicemici sono stati più frequenti durante il viaggio, per maggiore tranquillità e devo ammettere che il rito del cambio ago-penna o ago-pungidito, eseguito con una frequenza molto più elevata che non a casa, era molto liberatorio, perché mi dava una certezza interiore di sterilità, nonostante la polvere e l’inquinamento delle città che ci circondava.

Penso di aver cambiato più aghi in questo mese che non nei sei mesi precedenti! Comunque nessun problema di infezioni cutanee. Giulia affronta ancora con disinvoltura il fatto di eseguire l’iniezione al ristorante, porgendo le gambe sotto il tavolo. Solo in quelli troppo affollati e in cui avevamo addosso troppi occhietti a mandorla, andava in crisi e dovevamo cercare un bagno spesso al di fuori del ristorante.

A Xian,per la prima volta nei nostri viaggi e per fortuna l’unico in questo, c’è stato un problema  di salute per Giulia. La mattina partiamo per visitare i famosi guerrieri di terracotta. Fa molto caldo, lo spettacolo è unico e impressionante. Ci sono schiere di migliaia di guerrieri che sembrano veri, uno diverso dall’altro. La leggenda ( e la storia conferma) dice che ognuno è il ritratto reale ( viso, espressione, altezza, abbigliamento) dell’antico reale soldato, arciere, guerriero o generale ed in tutto si dice siamo circa 6.000 guerrieri di terracotta.

Alle 2 del pomeriggio Giulia si lamenta di un “mal di pancia”. Anche la mattina al risveglio in realtà,  ma lieve e tale da non trattenersi in albergo.

È calda. Ci dividiamo io e lei torniamo in albergo prima. In albergo le sale la temperatura. È bollente: si mette a letto con due coperte e la felpa e fuori ci sono 40°! Non ha nessun altro segno. Con la Tachipirina si abbassa e io ne approfitto per farla mangiare: subito pane da toast e scatoletta di tonno italiana, che poi ricorderà con nausea e rancore per tutto il viaggio.   Trascorrono 24 ore di febbre alta senza nessun altro sintomo: non diarrea, nè mal di gola. La mattina dopo il quadro si chiarisce: la febbre e 3 scariche di diarrea. In questo caso somministro un antibiotico specifico per le vie intestinali: 2 cp / die X 3 gg è il trattamento completo. Gradualmente scompare prima la febbre, poi le scariche, per ultimo il giorno dopo scompare la nausea. Per fortuna il giorno dopo eravamo ancora stabili nella città di Xian e non di viaggio, così io e lei rimaniamo in albergo e il papà e Laura vanno al museo delle Stele.L’appetito era scarsissimo, così invece di sforzarla a mangiare le riduco drasticamente le unità di insulina (da 12 a 5) e  cerco di farla bere. I risultati delle glicemia si sono mantenuti buoni.

Il giorno dopo ancora eravamo in viaggio in treno e con il riposo era ormai ristabilita: 2 giorni in tutto. Addirittura il giorno dopo ancora non ha voluto rinunciare a visitare Shaolin il famoso tempio delle arti marziali, visto che da un anno fa Judo anche lei e le piace molto.

Le glicemie? La settimana prima della partenza erano più alte del solito e così si sono mantenute anche nella prima settimana di viaggio: non era perciò “colpa “ della Cina. Poi l’effetto benefico del gran camminare (che c’è inevitabilmente in ogni viaggio) e della riduzione drastica di ciò che si mangia, ha iniziato ad avere il suo effetto benefico, portandola spesso a valori bassi. Il glucagone  è ritornato a casa senza uso, come sempre.

Com’è la Cina? E’ grandiosa nel bene e nel male.

Ha città terribili, gigantesche, inquinatissime; anche la più sconosciuta (per noi) “cittadina” raggiunge i 5-6 MILIONI (!!!) di abitanti; sono perciò città faticose da girare e non piacevoli, senza poesia. Non sembrano più esistere i villaggi. Ma….in mezzo a queste turpi città di cemento, si aprono meraviglie  da “Mille e una notte”, anzi da “Il milione “ di Marco Polo. Ci sono templi grandiosi, uno dentro all’altro, a “scatola cinese”, che sono in realtà un insieme di templi, separati da viali di pietra e giardini, grandiosi, possenti, raffinati, a volte coloratissimi. Il Tempio del Cielo ed il Tempio dei Lama, la Città Imperiale (ovvero la Città Proibita) a Pechino tolgono il respiro per la loro grandiosità. Come ogni grande, antica civiltà, ha grandi opere maestose. Le Tombe degli Imperatori Ming sono insiemi di templi e palazzi a perdita d’occhio, immersi nella raffinatezza dei giardini orientali, che sembrano essi stessi sculture.

La Grande Muraglia, lunga 6.000 km, gigantesca, che si inerpica per monti, su e giù per le valli è incredibile. E’ datata ca. 200 a.C, come anche i Guerrieri di Terracotta di Xian. Grande ricchezza storica, grande raffinatezza. L’aggettivo più ricorrente per descrivere la Cina è “grande”: vasto il territorio, numerosissimi i cinesi, immensi i suoi palazzi e templi, enormi le sue città, antica la sua storia che tenta di sopravvivere e di riaffiorare (un po’ a fatica) nell’attuale fase post-comunismo e freneticamente consumistica. I Cinesi oramai hanno perso molte tradizioni: si vestono all’occidentale, hanno tutti il cellulare in modo maniacale come in Italia, costruiscono centri commerciali cancellando i mercati…. Si salvano per ora due grandiose diversità: la cucina con le sue “bacchette”( solo  bacchette in qualsiasi tipo di ristorante, per il riso nella classica ciotola e qualsiasi altro piatto) e la scrittura con gli ideogrammi. Non parlano, non scrivono, non capiscono, non leggono l’inglese e i nostri segni di scrittura: solo gli ideogrammi cinesi. Per comunicare è necessario fare vedere la parola chiave ( albergo, stazione ferroviaria…) scritta in Cinese dal dizionario italiano-cinese e solo allora il taxista ti riesce a portare a destinazione ed il ragazzo dell’albergo ti fa vedere la stanza che chiedi. Per il menù scritto in ideogrammi, a cui non può corrispondere una nostra comprensione, c’era oggettivamente una incomunicabilità insormontabile, ma tutto sommato divertente.

Pensavo che ciò sarebbe stata la difficoltà del viaggio ed invece è stato ciò che ho maggiormente apprezzato, come scoperta di una civiltà DIVERSA e come salvaguardia  di una diversità culturale dei popoli, nell’era della globalizzazione impietosa.

Daniela Truscia Bonafè

 

 

torna a In Viaggio